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Emergenze diabetiche: perché l’infermiere fa la differenza

Diabete ed emergenze acute: l’infermiere in prima linea

Il diabete mellito rappresenta oggi una delle principali sfide sanitarie globali, con milioni di persone nel mondo esposte a complicanze acute potenzialmente letali.

Tra queste, le emergenze diabetiche — ipoglicemia grave, iperglicemia severa, chetoacidosi diabetica (DKA) e sindrome iperosmolare iperglicemica (HHS) — richiedono un intervento rapido, competente e coordinato.

In questo scenario, l’infermiere riveste un ruolo insostituibile: è spesso il primo professionista sanitario a intercettare i segni clinici di instabilità, gestire gli interventi iniziali e guidare il paziente verso una corretta comprensione della propria condizione.

Questo articolo propone una sintesi strutturata e operativa della lezione “Emergenze diabetiche: riconoscimento e gestione”, evidenziando gli aspetti più rilevanti per la pratica infermieristica quotidiana.

Diabete ed emergenze acute: un problema di salute pubblica

Il diabete di tipo 1, di tipo 2 e il diabete gestazionale costituiscono condizioni croniche ad elevato impatto, capaci nel tempo di determinare importanti complicanze micro e macrovascolari se non adeguatamente controllate.

Accanto agli effetti a lungo termine, però, il diabete espone i pazienti anche a rischi acuti che richiedono una gestione tempestiva e competente, poiché possono rapidamente evolvere in situazioni di reale pericolo.

In Italia la prevalenza supera oggi i 3,5 milioni di persone e continua a crescere in modo costante, con ricadute non solo cliniche, ma anche sociali ed economiche per il sistema sanitario.

Gli episodi di emergenza rappresentano una quota rilevante degli accessi in Pronto Soccorso e dei ricoveri ospedalieri, confermando la necessità di un monitoraggio continuo e di un’efficace rete assistenziale.

Le emergenze diabetiche: come riconoscerle

L’iperglicemia grave si verifica quando la glicemia supera i 250 mg/dL e può insorgere rapidamente a causa di infezioni, stress o errori terapeutici.

Porta spesso a disidratazione, aumento della frequenza respiratoria e, nei casi più severi, alterazioni dello stato di coscienza che richiedono un intervento immediato.

L’ipoglicemia grave, al contrario, compare quando i livelli scendono sotto i 70 mg/dL, soprattutto nei pazienti in terapia insulinica. Tremori, sudorazione, confusione e difficoltà di concentrazione sono segnali d’allarme che, se ignorati, possono evolvere in perdita di coscienza o convulsioni.

La chetoacidosi diabetica (DKA) è una complicanza acuta più comune nel diabete di tipo 1. L’organismo, privo di insulina, produce corpi chetonici che acidificano il sangue.

Nausea, vomito, respiro di Kussmaul e disidratazione sono sintomi tipici, con un rischio concreto di coma se non si interviene rapidamente. La sindrome iperosmolare iperglicemica (HHS) riguarda soprattutto gli anziani con diabete di tipo 2.

La glicemia può superare i 600 mg/dL senza chetonemia significativa, provocando grave disidratazione e disturbi neurologici. Si tratta di un’emergenza con elevata mortalità, che richiede una gestione tempestiva e multidisciplinare.

Competenze infermieristiche: dalla valutazione alla gestione immediata

Il riconoscimento precoce dei segni di instabilità rappresenta uno dei passaggi più importanti nella gestione delle emergenze diabetiche.

L’infermiere deve saper cogliere rapidamente sintomi come alterazioni dello stato mentale, sete intensa, poliuria, tremori o confusione: piccoli cambiamenti che, se interpretati correttamente, possono evitare un peggioramento improvviso della condizione clinica.

A questo si affianca la valutazione glicemica, un gesto tecnico ma decisivo. Misurare prontamente la glicemia con glucometri o dispositivi di monitoraggio continuo disponibili in reparto, interpretare i valori e comunicarli al team medico permette di orientare subito l’intervento terapeutico.

Quando l’emergenza è confermata, l’infermiere deve essere pronto a un intervento terapeutico immediato. Nel caso di ipoglicemia, se il paziente è cosciente va somministrato glucosio per via orale, mentre in presenza di perdita di coscienza si ricorre al glucagone.

Per iperglicemia severa, chetoacidosi diabetica (DKA) o sindrome iperosmolare iperglicemica (HHS) sono invece necessari insulina endovenosa, correzione degli squilibri elettrolitici e una rapida reidratazione, con particolare attenzione al monitoraggio del potassio.

Infine, il monitoraggio dei parametri vitali è un’attività continua e imprescindibile: pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione, stato di idratazione e glicemia devono essere controllati con regolarità.

Ogni variazione significativa richiede una comunicazione tempestiva per adattare il piano assistenziale e prevenire ulteriori complicanze.

Educazione e prevenzione: il ruolo dell’infermiere

L’educazione terapeutica rappresenta uno dei pilastri fondamentali per ridurre il rischio di emergenze diabetiche. Accompagnare il paziente nella gestione quotidiana della malattia significa, prima di tutto, insegnargli come monitorare correttamente la glicemia e come utilizzare i farmaci in modo appropriato.

È altrettanto importante aiutarlo a riconoscere i segnali precoci di ipo- e iperglicemia, così da poter intervenire tempestivamente e prevenire situazioni critiche.

Il percorso educativo comprende anche il supporto nella scelta di una dieta adeguata e nella pianificazione dell’attività fisica, elementi essenziali per mantenere un buon equilibrio metabolico.

Inoltre, il paziente deve essere preparato ad affrontare le cosiddette “situazioni particolari” — come infezioni, periodi di stress o variazioni climatiche — che possono alterare significativamente i livelli glicemici.

Accanto agli aspetti clinici, non va dimenticato il peso della componente emotiva. Ansia, preoccupazioni e paura delle complicanze possono influire negativamente sull’aderenza terapeutica.

Per questo il supporto psicologico è parte integrante dell’assistenza: aiutare il paziente a comprendere e gestire le proprie emozioni significa migliorare non solo la sua qualità di vita, ma anche la sua capacità di prevenire episodi acuti.

Emergenze diabetiche: una sfida gestibile con competenza e lavoro di squadra

Le emergenze diabetiche rappresentano un rischio significativo, ma prevenibile.

Il ruolo dell’infermiere, dalla valutazione precoce all’intervento immediato, fino alla formazione del paziente, è determinante per ridurre ricoveri, complicanze e mortalità.

Una gestione competente, basata su conoscenza, monitoraggio, educazione e lavoro di squadra, consente di affrontare il diabete con maggiore sicurezza e con un impatto positivo sulla salute dei pazienti e sull’intero sistema sanitario.


I contenuti di questo articolo sono basati sulla lezione “Emergenze diabetiche: riconoscimento e gestione”  a cura del Dr. Ippolito Notarnicola, Professore Associato presso l’Università degli Studi di Enna “Kore” . Il materiale originale è parte del Percorso Formativo ECM 2025 Infermiere Online Critical Care, pubblicato da Medical Evidence. I contenuti sono utilizzati a scopo divulgativo e restano di proprietà dei rispettivi autori.


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