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Ictus cerebrale: fattori di rischio e prevenzione

Definizione di ictus

L’OMS definisce l’ictus come una sindrome clinica caratterizzata da comparsa improvvisa di un deficit neurologico focale (più raramente globale) che persiste per più di 24 ore o che ha esito infausto.

La forma più frequente è causata da chiusura (ictus ischemico) di un vaso che fornisce sangue al territorio cerebrale. La conseguenza è la riduzione del flusso sanguigno a valle dell’occlusione quindi su base vascolare.

L’altra variante è l’ictus emorragico, meno frequente ma altrettanto pericoloso.

La durata del deficit neurologico e la presenza di lesioni al neuroimaging permettono di distinguere l’ictus dal TIA (Attacco Ischemico Transitorio), che consiste, invece, in una sindrome clinica in cui il deficit neurologico è completamente risolto in meno di 24 ore.

Le manifestazioni cliniche dell’ictus sono estremamente variabili a causa della complessa anatomia del cervello e della sua vascolarizzazione.

Se tale apporto, per un qualsiasi motivo, non risulta sufficiente, si realizza un quadro di sofferenza tissutale con ischemia. Dopo pochi minuti, se il flusso sanguigno non viene ripristinato, si avrà l’infarto vero e proprio accompagnato da morte del tessuto cerebrale quindi molto importante è intervenire nel più breve lasso di tempo.

Fattori di rischio di ictus non modificabili

I fattori di rischio per l’insorgenza di ictus sono suddivisi in fattori di rischio modificabili e non modificabili.

I fattori di rischio non modificabili comprendono:

  • l’età (l’incidenza dell’ictus raddoppia per ogni decade di età dopo i 55 anni)
  • il sesso (l’ictus è più frequente nel sesso maschile fino alla sesta-settima decade di vita, poi aumenta l’incidenza nel sesso femminile anche a causa della maggiore longevità)
  • l’etnia (gli afroamericani e gli ispanici hanno un rischio tra 2 e 4 volte più alto di ictus)
  • i fattori genetici (alcune varianti di specifici loci genici sono state riconosciute come correlate ad aumentato rischio di ictus)

Una familiarità positiva all’ictus aumenta globalmente il rischio di manifestazione della condizione di circa il 30%, con una maggiore rilevanza nel senso femminile e nel caso di insorgenza in età inferiore ai 65 anni.

Fattori di rischio di ictus modificabili

L’identificazione dei fattori di rischio modificabili è di vitale importanza per attuare le misure di prevenzione primaria e secondaria dell’ictus, attraverso interventi farmacologici e modifiche dello stile di vita.

Ipertensione arteriosa

L’ipertensione arteriosa rappresenta il più importante fattore di rischio modificabile per ictus: all’aumento dei valori medi di pressione arteriosa corrisponde un aumento lineare del rischio di ictus.

La riduzione della pressione arteriosa sistemica, sia per mezzo di agenti farmacologici che con modifiche allo stile di vita, ha dimostrato di ridurre il rischio di ictus nei pazienti ipertesi.

Diabete

Il Diabete raddoppia il rischio di eventi cerebrovascolari acuti, con particolare effetto nei pazienti giovani. La correzione farmacologica e con la dieta dei livelli glicemici ha dimostrato di ridurre il rischio di ictus nei pazienti diabetici.

Fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale e la cardiopatia atriale sono importanti fattori di rischio per l’insorgenza di ictus ischemico.

La teoria più classica sostiene che, a favorire la formazione di trombi responsabili del cardioembolismo cerebrale e dunque dell’ictus, è la fibrillazione atriale, che provocherebbe la stasi del sangue nelle camere cardiache.

Più di recente è stato messo in evidenza come non sia propriamente la fibrillazione atriale, ma più probabilmente la cardiomiopatia atriale, quindi una condizione strutturale delle pareti cardiache, a provocare il cardioembolismo.

La prevenzione primaria e secondaria con terapia anticoagulante si è dimostrata efficace nel ridurre il rischio di ictus ischemico nei pazienti fibrillanti.

Colesterolo

Il rischio di ictus ischemico e in particolare il sottotipo aterotrombotico aumenta con livelli elevati di colesterolo e diminuisce all’aumentare del colesterolo HDL.

Il trattamento farmacologico con statine o con i farmaci anti-PCSK9, riduce il rischio di ictus ischemico senza aumentare il tasso di emorragie cerebrali.

Inattività fisica

L’inattività fisica correla con diversi effetti negativi sulla salute, incluso un aumentato rischio di ictus. I soggetti che praticano regolarmente l’attività fisica hanno un ridotto rischio di sviluppare patologie cerebrovascolari, probabilmente anche grazie alla riduzione dei valori di pressione arteriosa ed al miglior controllo del diabete.

Alcol

Per quanto concerne la forma ischemica, una moderata assunzione di alcol ha dimostrato un effetto protettivo mentre l’assunzione di elevate quantità di alcol ne aumenta il rischio. Invece, il rischio di ictus emorragico aumenta con l’assunzione di qualsiasi quantità di alcol.

Fumo e abuso di droghe

Il fumo di sigarette raddoppia il rischio di insorgenza di ictus con un rapporto lineare tra la quantità di sigarette consumate per giorno e la frequenza di eventi cerebrovascolari acuti.

Smettere di fumare riduce il rischio di ictus, eliminando l’effetto negativo del tabacco dopo un periodo di 2-4 anni.

L’abuso di sostanze illegali, quali eroina, cocaina, amfetamine, ecstasy è in relazione con un aumento del rischio di entrambi i tipi di ictus.

Ictus e omocisteina

L’associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale – A.L.I.Ce. Italia Odv – vuole accendere i riflettori su un altro fattore di rischio, forse meno conosciuto al grande pubblico ma non ovviamente agli specialisti: l’omocisteina.

Si tratta di un aminoacido presente in piccole quantità nell’organismo, derivato della metionina, altro aminoacido che si assume con i cibi, soprattutto attraverso carne, uova, latte e legumi.

Nelle persone sane, questo aminoacido si trasforma grazie all’acido folico e alle vitamine B6 e B12. Può succedere, invece, che in caso di particolari patologie, di mutazione del gene MTHFR o di diete sbilanciate si verifichi un incremento dei valori plasmatici di omocisteina.

L’incremento dei valori di omocisteina determina un danno alle pareti delle arterie, causando un ispessimento del loro rivestimento interno.

Uno studio pubblicato nel 2013 su Neural Regeneration Research ha dimostrato che, chi registra alti livelli di omocisteina, di colesterolo e trigliceridi, a parità di altri fattori di rischio, ha il 40% in più di possibilità di andare incontro ad un ictus rispetto a chi ha valori nella norma.

Inoltre, in una recente revisione della letteratura sull’argomento pubblicata su una prestigiosa rivista internazionale viene riportato che la correzione della iperomocisteinemia comporta una riduzione del rischio dal 34% fino al 70%.

Quali fattori condizionano la quantità di omocisteina presente nel sangue?

Diversi sono i fattori che possono condizionare i valori di omocisteina nel sangue:

  • Fattori fisiologici → età e sesso (le donne hanno generalmente livelli più bassi rispetto agli uomini, anche se si registra un aumento dopo la menopausa a causa della diminuzione degli estrogeni)
  • Fattori ambientali → fumo, alcol, eccessivo consumo di caffè, scarsa attività fisica
  • Ereditarietà
  • Presenza di altre patologie, come insufficienza renale e ipotiroidismo
  • Assunzione di farmaci come contraccettivo orale o antiepilettico

Come rilevare l’omocisteina nel sangue?

L’esame per il dosaggio dell’omocisteina è un semplice prelievo di sangue venoso, eseguito nella maggior parte dei laboratori, che deve avvenire dopo un digiuno di circa 10-12 ore.

Vengono considerati normali i valori di omocisteina compresi tra 5-9 micromoli/L. Quando questi valori vengono superati, si parla invece di iperomocisteinemia e ne esistono diversi stadi:

  • borderline (10-12 μmol/L)
  • moderata (13-30 μmol/L)
  • intermedia (31-100 μmol/L)
  • grave (>100 μmol/L)

È fondamentale tenere periodicamente sotto controllo questo valore del sangue.

Come abbassare alti livelli di omocisteina?

I livelli di omocisteina possono essere abbassati efficacemente assumendo acido folico e le vitamine B6 e B16, attraverso una dieta ricca in vitamine e/o l’assunzione di integratori alimentari.

Alimenti ricchi di vitamina B6 sono: pesce, carne, uova, frutta, verdura, latticini e frutta secca. Alimenti ricchi di vitamina B12 sono: aringhe, tonno, sgombro, sogliola, mozzarella, fontina, parmigiano, brie, gorgonzola, robiola.

È molto importante anche individuare la modalità di cottura più adatta per evitare una perdita eccessiva di vitamine.

Il consiglio è quello di consumare quanto più possibile cibi crudi o cotti a bassa temperatura.

Ictus: importanza della prevenzione e ruolo dell’Infermiere

Per la prevenzione dell’ictus, A.L.I.Ce. Italia Odv intende ricordare ancora una volta quanto sia importante seguire uno stile di vita sano e lo fa attraverso dei semplici consigli:

  • seguire una dieta bilanciata, varia e ricca di frutta, verdura, legumi, cereali, pesce (soprattutto quello azzurro) e olio extravergine di oliva;
  • limitare il consumo di: sale, zuccheri semplici (dolci, caramelle, bevande zuccherate), bevande alcoliche e grassi saturi (salumi e carni grasse);
  • raggiungere e mantenere il peso ideale;
  • svolgere regolare attività fisica;
  • abolire fumo di sigaretta.

“Il vecchio adagio ‘Mens sana in corpore sano’ è assolutamente valido per quanto riguarda il rischio di ictus cerebrale, correlato al benessere corporeo e ad un sano stile di vita – conclude Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv. Ben l’80% degli ictus potrebbe essere evitato attraverso il trattamento dei principali fattori di rischio: il nostro benessere e la nostra salute sono nelle nostre mani e si giocano sulle scelte e abitudini che mettiamo in atto ogni singolo giorno”.

L’ictus è una condizione critica che richiede interventi tempestivi e strategie preventive.

Gli infermieri hanno un ruolo chiave nell’educare la comunità sui fattori di rischio dell’ictus, come l’ipertensione, il diabete, l’obesità, il fumo e l’alta pressione sanguigna.

Forniscono informazioni sui sintomi dell’ictus e sull’importanza di cercare assistenza medica immediata in caso di sospetto ictus.

L’Infermiere è fondamentale anche nella gestione post-ictus con assistenza a lungo termine, riabilitazione ed educazione ai familiari.

Importante, inoltre, la collaborazione interdisciplinare con altri professionisti della salute, per sviluppare approcci integrati nella gestione dei pazienti a rischio.


Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Infermiere OnLine del Dr. Alessandro Da Fre: “Competenze infermieristiche nel paziente affetto da ictus cerebrale”.

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