Lesioni da pressione in Terapia Intensiva: ruolo degli infermieri di Area Critica

Lesioni da pressione in Terapia Intensiva: ruolo degli infermieri di Area Critica

Prevenzione delle lesioni in TI: mobilizzazione e corretto posizionamento

La permanenza in Terapia Intensiva comporta necessariamente che i pazienti siano soggetti a molteplici fattori che ne limitano la mobilità e che possono favorire l’insorgenza di lesioni da pressione, tra questi l’instabilità emodinamica, l’alterazione del ritmo sonno-veglia, la sedazione per rendere più sostenibile la ventilazione meccanica.

È necessario che in tutti i contesti dove la persona subisce una riduzione della mobilità, si prenda atto delle possibili conseguenze che ciò comporta.

Quanto sopra è particolarmente importante nei setting in cui l’ipomobilità è aggravata da condizioni cliniche critiche, dall’utilizzo di dispositivi invasivi e dal mantenimento di posizioni obbligate per finalità terapeutiche.

Un approccio preventivo rispetto al posizionamento e alla mobilizzazione del paziente è fondamentale per scongiurare l’insorgenza di complicanze e migliorare la qualità della vita dopo la dimissione.

La questione del corretto posizionamento attraversa ogni realtà di degenza, contesto operatorio e di terapia intensiva, specialmente quando sono richiesti lunghi periodi di ricovero.

Posizionare e mobilizzare le persone ricoverate coinvolge a diversi livelli tutti i professionisti sanitari: medici, fisioterapisti, infermieri, operatori di supporto.

Le lesioni da pressione (LDP) rappresentano l’evento avverso con più alta incidenza e prevalenza nelle persone degenti in terapia intensiva (TI).

Le LDP causano grande sofferenza fisica ed emotiva al paziente, compromettono il processo di riabilitazione, prolungano il ricovero ospedaliero, aumentano il rischio di altre malattie, diminuiscono la qualità della vita e aumentano i costi economici per le organizzazioni sanitarie.

Definizione, rischi e interventi Evidence-Based

La definizione internazionale di lesione da pressione, elaborata dallo European Pressure Ulcer Advisory Panel e dal National Pressure Ulcer Advisory Panel (EPUAP-NPUAP), è la seguente:

“Lesione localizzata alla cute e/o agli strati sottostanti, che insorge generalmente in corrispondenza di una prominenza ossea, quale risultato della pressione o della pressione combinata con forze di stiramento/taglio”

L’identificazione precoce delle persone a rischio di LDP e la tempestiva messa in atto di interventi preventivi evidence-based restano i cardini fondamentali per evitarne l’insorgenza.

Il primo obiettivo dell’EPUAP, infatti, è la valutazione del rischio individuale e il riconoscimento degli specifici fattori che lo determinano.

Lo sviluppo delle LDP è determinato da una vasta gamma di fattori estrinseci e intrinseci.

I fattori che incidono maggiormente sulla loro insorgenza nel paziente acuto sono:

  • insufficienza d’organo
  • sepsi
  • pressioni di interfaccia maggiori di 32 mm Hg
  • umidità della pelle
  • temperatura corporea (39°C)19
  • alterazione dello stato di coscienza
  • ridotta attività motoria
  • durata della degenza
  • livello della proteina C-reattiva
  • instabilità emodinamica
  • supporto farmacologico o meccanico per mantenere la pressione sanguigna normale/adeguata gittata cardiaca
  • perfusione generale o regionale inadeguata a supportare la normale funzionalità degli organi, compresa la cute

Negli ultimi 20 anni sono state elaborate alcune scale per l’identificazione dei pazienti a rischio quali la scala Braden, di Norton e Waterlow.

Alcune scale si sono però rivelate poco affidabili, per la loro discreta sensibilità e bassa specificità, nei pazienti in terapia intensiva

Obiettivi dell’assistenza infermieristica per la prevenzione delle lesioni da pressione

La pianificazione dell’assistenza infermieristica a una persona ricoverata in terapia intensiva neurochirurgica, ai fini di prevenire tutte le complicanze derivanti dall’allettamento prolungato in condizioni critiche risponde ai seguenti obiettivi:

  • Individuare uno strumento di screening efficace per identificare i pazienti a maggior rischio di sviluppo di lesioni da pressione in terapia intensiva
  • Scegliere i dispositivi di posizionamento e di medicazioni preventive più appropriati
  • Valutare l’efficacia dei dispositivi di posizionamento e delle medicazioni preventive nella riduzione di incidenza di lesioni da pressione

Il posizionamento e la mobilizzazione del paziente interessano a diversi livelli tutti gli operatori coinvolti nel processo di cura, non solo gli infermieri.

Una corretta prevenzione delle complicanze, perciò, deve essere condivisa a livello di équipe interdisciplinare e interprofessionale.

I fattori organizzativi, relazionali e comunicativi all’interno del gruppo di lavoro hanno il potenziale di condizionare l’efficacia degli interventi preventive.

Infermieri di Area Critica e Anestesisti insieme per prevenire le lesioni da pressione

Recentemente (2021) la Società Scientifica Italiana degli Anestesisti Rianimatori e Terapisti del Dolore (SIAARTI), in collaborazione con l’Associazione Nazionale Infermieri di Area critica (ANIARTI) ha pubblicato il documento “Buone pratiche di prevenzione delle lesioni da pressione nel posizionamento e nella mobilizzazione del paziente in terapia intensiva”.

Questo documento propone delle linee di indirizzo per l’implementazione in terapia intensiva di interventi preventivi volti a ridurre l’incidenza di complicanze legate al posizionamento del paziente, in particolare le lesioni da pressione.

Questo a dimostrazione che il lavoro condotto dagli infermieri della TI sulla prevenzione delle complicanze da ipomobilità prolungata è in linea con i temi in discussione nelle due più importanti società scientifiche di area critica del panorama nazionale.

 

Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Infermiere OnLine della dr.ssa  Paola Gobbi: “La prevenzione delle lesioni da pressione in persone ricoverate nella Terapia Intensiva Neurochirurgica”.


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