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Recovery Room: Ruolo dell’Infermiere

La Recovery Room nel postoperatorio

La Recovery Room o Sala Risveglio è una parte del complesso operatorio dove viene gestito il risveglio del paziente, attraverso l’assistenza di personale specializzato in grado di riconoscere e trattare prontamente le eventuali complicanze.

Nel periodo immediatamente successivo ad una procedura in anestesia o in sedazione, gli effetti residui dei farmaci o fattori legati alla procedura, espongono il paziente al rischio di eventi avversi.

Se le complicanze più comuni come nausea e vomito spesso si limitano a causare discomfort, altre come l’ipossia possono avere gravi conseguenze e richiedono diagnosi e interventi correttivi immediati.

La #RecoveryRoom è una parte del complesso operatorio dove si gestisce il risveglio del paziente. L'assistenza di personale specializzato riconosce e tratta prontamente le eventuali complicanze | #ECM #CriticalCare Condividi il Tweet

Recovery Room: definizione, funzione e cenni storici

La Recovery Room o Area di Recupero Post-Anestesiologico, è l’area attrezzata per l’assistenza dei pazienti nel periodo immediatamente post-anestesiologico o postoperatorio, indipendentemente dal tipo di procedura effettuata, prima che questi possano essere trasferiti in reparto o dimessi.

Il periodo di passaggio dal monitoraggio individuale in sala operatoria a quello meno acuto attuato nei reparti di degenza ordinaria, presenta degli scenari che rendono questa fase assolutamente particolare.

La Recovery Room permette la valutazione e il trattamento intensivo dei pazienti instabili e fornisce nel contempo un ambiente tranquillo per il recupero sicuro e confortevole dei pazienti stabili.

La necessità in quest’area di assistenza infermieristica specializzata è evidente in letteratura già dagli anni settanta.

La Recovery Room permette la valutazione e il trattamento intensivo dei pazienti instabili in un ambiente tranquillo per il recupero sicuro e confortevole, già dagli anni '70 #ECM #FAD #CriticalCare Condividi il Tweet

La Recovery Room, di solito situata nelle immediate vicinanze delle sale operatorie, deve essere differenziata dalla Terapia Subintensiva Postoperatoria, intesa come un reparto generalmente autonomo dal blocco operatorio, deputato al ricovero prolungato di pazienti selezionati sulla base di criteri di gravità clinica o di invasività chirurgica.

In Inghilterra la prima Recovery Room appare nel 1801, negli Stati Uniti nel 1873 presso il Massachusetts General Hospital. Le Recovery Room aumentano durante il secondo conflitto mondiale e diventano popolari, in seguito all’affermarsi della day surgery, nell’ultimo decennio del secolo scorso.

La prima persona a descrivere l’area destinata all’assistenza postoperatoria è stata nel 1863 Florence Nightingale, la fondatrice della moderna assistenza infermieristica.

Eventi avversi nel periodo post-operatorio

Una consistente mole di dati dimostra che, tra il 5 e il 30% degli eventi avversi perioperatori totali, si verifica nelle ore immediatamente successive alla dimissione del paziente dalla sala operatoria.

Le complicanze più frequenti sono state nausea e vomito (9,8%), necessità di supporto ventilatorio (6,8%) ed ipotensione (2,7%); seguite in percentuali progressivamente più basse da disritmia, ipertensione, alterazione dello stato mentale, sospetto infarto del miocardio, arresto cardiaco.

Tra il 5 e il 30% degli eventi avversi perioperatori, si verifica nelle ore immediatamente successive alla dimissione del paziente dalla sala operatoria. Le complicanze più frequenti sono nausea e vomito (9,8%) #ECM #FAD Condividi il Tweet

Risorse umane in Recovery Room

La dotazione organica delle Recovery Room è definita dalle Direzioni Sanitarie e deve essere rapportata alla tipologia e al volume degli interventi chirurgici effettuati.

Le raccomandazioni SIAARTI indicano un rapporto minimo di un infermiere per 4 pazienti e consigliano la presenza di un anestesista responsabile delle attività di Recovery Room nei reparti operatori con almeno 5 sale; in assenza di tale figura l’infermiere deve fare riferimento all’anestesista di sala.

Le competenze dell’Infermiere di anestesia

In molti Paesi dell’Unione Europea ed in Svizzera, Stati Uniti, Canada e Australia l’infermiere di anestesia ha un profilo professionale e culturale chiaramente identificato; ad esso compete l’assistenza del paziente in Recovery Room, con gradi di autonomia variabili, sotto la supervisione dell’anestesista.

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In Italia è stato istituito il diploma di Laurea Specialistica biennale in Area Critica (Laurea Magistrale) e sono attivi presso diverse sedi universitarie corsi Master in Anestesia.

Tuttavia la figura dell’infermiere di anestesia non è formalmente riconosciuta né regolamentata e nella realtà le competenze necessarie, spesso si sviluppano attraverso le abilità sul campo.

Si deve comunque considerare che, pur in assenza di normativa specifica, le conoscenze e le competenze richieste all’infermiere di anestesia in Recovery Room, appartengono di fatto a un profilo di ruolo specialistico.

Responsabilità degli Infermieri di Area Critica

Nel rispetto delle funzioni pertinenti ai profili professionali coinvolti nell’assistenza in Recovery Room, i livelli di responsabilità sono assegnati dalle Direzioni Sanitarie; l’aderenza alle disposizioni deve essere documentata nella cartella clinica.

Di seguito si illustrano i principi fondamentali, da intendersi come modello esemplificativo, basati sulle Raccomandazioni SIAARTI e sugli Standard di Cura Post-anestesiologica dell’American Society of Anesthesiologists (ASA):

  • Il trasporto del paziente in Recovery Room è responsabilità dell’anestesista che può delegare l’infermiere in base a fattori clinici e organizzativi.
  • L’organizzazione della Recovery Room (logistica, presidi medico-farmaceutici, flusso pazienti) è responsabilità degli infermieri di anestesia; gli anestesisti hanno funzione di supervisori.
  • La sorveglianza e l’assistenza dei pazienti in Recovery Room sono responsabilità dell’infermiere di anestesia; l’anestesista ha funzione di supervisore.
  • Le decisioni terapeutiche sono responsabilità dell’anestesista.
  • La dimissione dalla Recovery Room e la modalità di trasporto del paziente sono responsabilità dell’anestesista, coadiuvato dall’infermiere di anestesia.

Sorveglianza e trattamento

La sorveglianza postoperatoria comprende la periodica valutazione:

  • dello stato di coscienza
  • delle funzioni respiratoria, cardiocircolatoria e neuromuscolare
  • della temperatura
  • del dolore
  • della diuresi
  • dei drenaggi chirurgici
  • trattamento di eventuali complicanze (nausea e vomito, brivido, aritmie, emorragia, ecc.).

L’infermiere in collaborazione con il medico deve, inoltre, essere in grado di intervenire e gestire in modo corretto complicanze postoperatorie che possono mettere il paziente in pericolo di vita.

L'infermiere in collaborazione con il medico deve essere in grado di intervenire e gestire in modo corretto complicanze postoperatorie che possono mettere il paziente in pericolo di vita. #ECM #FAD #CriticalCare Condividi il Tweet

La SIAARTI e tutte le linee guida raccomandano metodicità nella sorveglianza: l’osservazione deve essere continua; la valutazione clinico-strumentale deve essere effettuata ad intervalli di tempo regolari; i parametri monitorati devono essere riportati in cartella.

Questo consente, di elaborare una scheda di dimissione a punteggio basata su precisi criteri oggettivi.

Trasporto del paziente al Reparto di degenza

L’anestesista, coadiuvato dall’infermiere, decide il momento della dimissione dalla Recovery Room e organizza il trasporto in funzione delle condizioni cliniche del paziente.

Secondo le linee guida ASA i pazienti dovrebbero essere osservati fino a quando è presente un rischio aumentato di depressione cardiorespiratoria; non dovrebbe essere obbligatorio un tempo minimo di permanenza in Recovery Room; dovrebbero essere stabiliti criteri di dimissione per minimizzare il rischio di depressione del sistema nervoso centrale o cardiorespiratoria.

Nei casi a minor rischio l’assistenza può essere garantita da operatori socio-sanitari. Nei casi a maggior rischio e con pazienti diretti verso i reparti di terapia intensiva, l’assistenza verrà prestata da equipe con anestesista, infermiere e operatore socio-sanitario, e sistemi di monitoraggio commisurati alla gravità delle condizioni cliniche del paziente.


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