Frail elderly e invecchiamento attivo
L’invecchiamento attivo è un concetto ormai ampiamente accettato, elaborato all’interno del programma di invecchiamento e vita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Negli ultimi decenni il cambiamento demografico della popolazione ha avuto un forte impatto sui sistemi sanitari globali. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’aspettativa di vita ha portato con sé, inevitabilmente, un aumento delle patologie croniche e delle condizioni di non-autosufficienza.
Questo processo ha dato vita a una nuova classe, quella denominata “frail elderly” o dell’anziano fragile.
Rientrano in questa definizione le persone con un’età superiore ai 75 anni, con decadimento fisiologico e perdita di ogni capacità di autoriparazione.
La “fragilità” è una sindrome biologica in cui la ridotta riserva funzionale e la scarsa resistenza agli agenti stressanti provocano un declino nell’equilibrio e nel funzionamento di apparati e sistemi.
I progressi nella prevenzione, nella diagnosi, nel trattamento e nel controllo delle numerose patologie croniche correlate, hanno portato a una maggiore sopravvivenza degli individui, ma anche a un’aumentata complessità assistenziale.
Come definire l’invecchiamento attivo?
“L’invecchiamento attivo è il processo di ottimizzazione delle opportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita man mano che le persone invecchiano” (World health organization, 2002).
Secondo l’OMS i pilastri dell’invecchiamento attivo sono salute, partecipazione e sicurezza e, in un quadro politico generale, si raccomanda di implementare azioni mirate in tali aree.
Con riferimento al pilastro “salute”, questa viene intesa come salute fisica e benessere mentale e sociale, secondo la definizione raccomandata dall’OMS.
La “partecipazione” a sua volta è intesa come una serie molteplice di attività da parte delle persone anziane negli affari sociali, economici, culturali e civili, oltre alla loro partecipazione alla forza lavoro.
La “sicurezza” riguarda l’accesso delle persone anziane a un ambiente fisico e sociale sicuro e protetto, nonché la sicurezza di un reddito che preservi dal rischio di una vita non dignitosa.
Politiche per un invecchiamento attivo
Un buono stato di salute rappresenta la condizione imprescindibile per potersi attivare in età anziana. Va costruito nel corso del tempo, attraverso la prevenzione e stili di vita adeguati al fine di ritardare quanto più possibile l’insorgenza di disabilità motorie e/o cognitive.
L’importanza fondamentale di questa dimensione è testimoniata dall’attenzione crescente delle organizzazioni internazionali e dei singoli paesi, tanto che l’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità nel 2012 ha varato la “Strategia e piano di azione per l’invecchiamento sano in Europa, 2012-2020”.
L’invecchiamento attivo è un processo in divenire, che si consolida progressivamente con scelte e comportamenti che possono indirizzarsi verso ambiti di vita prima inesplorati o non considerati.
L’anziano non deve essere considerato soltanto come un soggetto debole e bisognoso di cure, ma può costituire ancora una risorsa per la società, così come spesso avviene già nell’ambito della sua famiglia.
La promozione dell’invecchiamento attivo deve essere sostenuta attraverso politiche che riconoscano a ognuno il diritto e la responsabilità di avere un ruolo attivo e partecipare alla vita della comunità in ogni fase della vita, compresa l’età anziana.
Queste politiche andrebbero poi attuate con risorse pubbliche la cui entità può variare in maniera significativa da paese a paese a seconda dello stato delle finanze pubbliche. Le sfide associate all’invecchiamento della popolazione sono diventate sempre più importanti, non solo in Europa, ma in tutto il mondo, tanto che di queste si sono fatti carico con sempre maggiore energia gli organismi internazionali a partire dal nuovo millennio.
Strategia globale dell’OMS
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attraverso la strategia globale e il piano di azione sull’invecchiamento e sulla salute, adottata nel 2016, indica le azioni necessarie per garantire a tutti l’opportunità di vivere una vita lunga e sana.
La strategia prevede cinque grandi obiettivi:
- invitare i paesi affinché si impegnino ad agire
- sviluppare ambienti adatti a ogni età
- allineare i sistemi sanitari alle crescenti esigenze delle popolazioni più anziane
- sviluppare sistemi sostenibili ed equi per l’assistenza a lungo termine
- migliorare i dati, la misurazione e la ricerca per conoscere meglio e quindi agire verso l’invecchiamento sano
L’Oms definisce l’invecchiamento in buona salute non come assenza di malattia, ma come processo di sviluppo e mantenimento delle abilità funzionali che consentono di vivere una vita autonoma e indipendente in età avanzata.
Le abilità funzionali sono costituite dalle capacità fisiche e mentali di un individuo, dalle caratteristiche del suo contesto di vita e dalle interazioni tra l’individuo e queste caratteristiche.
La salute è condizione indispensabile per le persone nelle diverse fasi della vita, capace di condizionare comportamenti, vita di relazione, qualità della vita.
Sebbene il rischio di malattie aumenti con l’età, i problemi di salute non sono una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento.
Tra i fattori implicati che influenzano il rischio di contrarre numerose malattie ve ne sono alcuni non modificabili come età, sesso e predisposizione genetica e altri modificabili attraverso la promozione di stili di vita salutari.
Stili di vita corretti per invecchiare in salute
Alimentazione sana
Una sana alimentazione è caratterizzata da un adeguato apporto di sostanze nutritive. in modo equilibrato assume. Con il passare degli anni assume un ruolo sempre più importante per la salute.
I dati relativi al 2015 evidenziano che il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (88,4% per cento della popolazione di 75 anni e più) e nella quasi totalità dei casi è consumato a casa (95,9%). Questo permette una scelta degli alimenti e una composizione dei cibi e degli ingredienti più attenta rispetto ai pasti consumati fuori casa.
Obesità
L’obesità è il risultato di molteplici fattori che determinano uno squilibrio energetico e l’eccessivo deposito di grasso. Anche in Italia l’obesità sta diventando un importante problema di salute.
Nel caso delle persone anziane, l’eccesso di peso influisce non tanto sulla mortalità quanto sullo stato funzionale e può comportare un peggioramento dei problemi medici di comorbidità.
I dati dell’Istat riferiti al 2014 indicano un aumento della popolazione in eccesso di peso a partire dai 55 anni.
Se fra i 18 e i 24 anni la percentuale di obesi è del 2,4%, nella fascia d’età 55-59 anni la prevalenza di obesità è pari al 12,9%, nella successiva classe di età 60-64 anni sale al 15,5% e nel caso di persone anziane con età compresa tra 65 e 74 anni scende al 15,7%.
Attività fisica
Una corretta attività fisica associata a un’alimentazione adeguata comporta benefici effetti sulla qualità della vita a ogni età, e in modo particolare nell’età avanzata.
Ciò nonostante, la sedentarietà, in Italia, condiziona una proporzione elevata di persone anziane e il fenomeno è più accentuato tra le donne.
Nelle classi di età anziane diminuisce l’interesse per lo sport, mentre cresce il coinvolgimento nelle attività fisiche, come fare passeggiate per almeno due chilometri, nuotare o andare in bicicletta.
Alcool
L’alcol è un importante fattore di rischio per la salute degli anziani. Il modello di consumo degli anziani è di tipo essenzialmente tradizionale, caratterizzato, in particolare, dal consumo di vino durante i pasti.
È, comunque, importante sottolineare il trend in costante discesa dei consumatori di bevande alcoliche che si osserva negli ultimi anni anche tra gli ultrasessantacinquenni.
In Italia gli anziani di 65 anni e più con comportamenti a rischio riguardano il 38% degli uomini e l’8,1% delle donne. Il tipo prevalente di comportamento a rischio è pressoché coincidente con un consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante il pasto (59,6% degli uomini e 83,1% delle donne);
Fumo
E’ noto che il fumo anche nell’età avanzata può compromettere la qualità della vita potendo determinare l’insorgenza di patologie cronico-degenerative soprattutto a carico dell’apparato respiratorio e cardio-vascolare.
Nel 2015, la quota di fumatori di tabacco tra la popolazione di 55-59 supera il 23%, si osserva una diminuzione nelle successive classi di età fino a registrare tra gli ultrasettantacinquenni un contenuto 5,3%.
La quota di fumatrici nelle classi di età adulte e anziane è sempre più contenuta di quella dei maschi anche se nel tempo tra gli uomini si osserva una diminuzione dei fumatori, in controtendenza rispetto a quanto osservato fra le ultracinquantacinquenni.
Ruolo dell’infermiere nell’invecchiamento attivo
L’intera professione infermieristica sta vivendo un rapido ed eccezionale cambiamento di mentalità e di coscienza nella visione del prendersi cura (e non solo del curare) delle persone anziane.
È necessario che gli infermieri specializzati in questa area sviluppino oltre che abilità di natura tecnica, particolare attitudine e apertura mentale, insieme a una profonda comprensione e sensibilità del soggetto anziano fragile.
I bisogni clinico-assistenziali dei soggetti anziani fragili sono complessi.
La risposta a tali bisogni deriva non solo dalla capacità di svolgere in modo efficace ed efficiente e con estrema competenza ogni singolo compito, ma non può prescindere dal saper integrare le risposte all’interno di una visione globale del problema di salute del soggetto fragile.
Gli specialisti del settore geriatrico svolgono la loro attività professionale sia in setting per acuti, sia in lungodegenza che in assistenza domiciliare. È importante aggiornare e approfondire le proprie conoscenze sia tramite la formazione continua che attraverso la riflessione critica legata alle esperienze.
Emerge, dunque, un concetto di presa in carico globale, con un approccio olistico in cui l’infermiere valuta i bisogni del paziente, si fa portavoce delle sue necessità e mette in atto strategie per rispondere a questi bisogni, nel rispetto della volontà e della dignità dell’assistito.
Tutto questo porta a un ruolo inedito dell’infermiere, ossia nella promozione della salute della popolazione anziana, aiutata nel processo definito con il termine “invecchiamento attivo”.
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Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Infermiere OnLine della Dr.ssa Paola Gobbi: “Il nursing geriatrico, modello indispensabile per favorire l’invecchiamento attivo”. CONTATTACI SUBITO per approfondire l’argomento richiedendo la versione integrale della lezione.